Quattro chiacchiere con Giovanni Marinelli

Raccontaci un po’ del tuo percorso artistico.

Il mio percorso comincia tra le mura domestiche, dove ho sempre respirato musica con una mamma e un fratello maggiore che suonano il piano, e quindi è stato abbastanza immediato crescere con la musica dentro. Poi il liceo, la prima band con dei compagni di classe. L’università e una nuova band con cui registriamo due Ep di brani originali e poi nel 2008 decido di registrare il mio primo album da solista ISTERIA che esce nel 2009, seguito nel 2013 da ONIRIA fino al nuovissimo IL VELO DI MAYA, appena pubblicato!

Parliamo della tua ultima fatica…

Appunto…Il velo di Maya. Un disco a cui tengo tantissimo, e non solo perché l’ultimo “figlio” nato. :-) E’ un disco su cui ho lavorato molto più tempo, ha visto una gestazione lunga, ha visto il contributo di tanti fan e amici, che grazie al Crowfunding hanno sostenuto e supportato il mio lavoro. Ha visto anche la collaborazione con un nuovo arrangiatore, Carmelo Pipitone (chitarrista dei Marta sui tubi, O.r.k.), e quindi un cambiamento notevole nei suoni rispetto ai due lavori precedenti. Ha visto anche una maggiore attenzione sulle tematiche dei testi. Insomma, per me il disco della maturità, o semplicemente il disco su cui mi sono sentito più libero di tirare fuori quello che avevo dentro, con i minor vincoli possibili che spesso sono dovuti ai pensieri che fa un musicista su: “chi ascolta, gli addetti ai lavori….”, sentendosi in dovere di dover piacere sempre a qualcuno, prima che a se stesso..

Raggiungere un proprio stile e identità, quanto è importante per un musicista?

Direi che è la cosa più importante e agognata da ogni musicista. Mi sento molto fortunato a non aver mai (almeno fino a questo disco!) avuto dei “confronti” o paragoni con altri artisti, nel senso di sentirmi dire o di leggere nelle recensioni “Mi ricorda tizio….assomigli a Caio…:” insomma, una cosa per me che indica quantomeno di non essere proprio uguale o simile ad altri. 

Cos’è la musica per te?

Il mio stato di WhatsApp è “Musica è vita”. Ecco per me è veramente coì. Mi addormento con la musica che gira dal Pc, mi sveglio e accendo prima la musica del telefono. Ho un locale in cui si suona tutte le sere, dove mi esibisco spesso anche io, se sono in giro ho le cuffiette con la musica dal telefono. Se sto male, di scolito la mia valvola di sfogo è scrivere canzoni, se ho il mood “triste” soprattutto. Insomma. Musica è vita.

Quanto conta per te il testo di una canzone rispetto alla musica?

Per me contano entrambi. Una bella canzone è fatta da un’amalgama delle due cose. Ovviamente da italiani in Italia che ascoltano musica italiana, siamo molto critici nei confronti dei testi (italiani!). E devo dire che negli ultimi anni gli addetti ai lavori hanno sempre più posto l’attenzione sui testi, soprattutto nel recensire emergenti. Bisogna anche spesso ricordarsi che ognuno ha il suo stile, anche nello scrivere. Non ci si può aspettare che siano tutti dei Faber o Gaber. 

Progetti futuri?

Promuovere quanto più possibile il nuovo album, suonando o in qualsiasi altro modo (trovare date oggi è il vero scoglio per ogni artista!). E poi….pensare al prossimo album!!!! 

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