Quattro chiacchiere con la band STANZA DEL RUMORE

Cosa vi ha spinto verso la musica?
La fortuna di crescere in famiglie amanti della musica, quella suonata, direi che ha aiutato a preferire i concerti alle discoteche e quindi ad avvicinarci ad un certo tipo di sonorità. Il senso di inclusione e di libertà che si genera in una sala prove o sul palco è totale e ne siamo stati rapiti da subito.

Raccontateci un po’ del vostro percorso artistico…
Ci siamo formati nel 2008 e dopo qualche periodo di cover e pezzi in inglese insensati, abbiamo deciso di cambiare rotta e scrivere in italiano per poterci esprimere veramente. Dopo svariate demo e concerti nelle nostra zona, nel 2012, abbiamo deciso di registrare un album autoprodotto con i brani che avevamo scritto negli anni precedenti. Abbiamo suonato molto e partecipato ad alcuni contest, con molte soddisfazioni. Qualche anno fa abbiamo deciso di prenderci una pausa dal progetto e di rimettere a posto le idee. Nel frattempo io, Pierpaolo, ho continuato a scrivere e a registrare alcune pre produzioni che ho poi presentato ai compagni di band, cercando di riavviare il progetto. Da questo momento cominciamo a scrivere i nuovi brani, cambiamo nome da “Days Before July” a “Stanza del Rumore”, registriamo l’album e finalmente dopo svariati mesi di panico, a gennaio di quest’anno, pubblichiamo il nostro primo secondo disco. Siamo felici.

Se nel puzzle della vita non combaciano tutti i pezzi, cosa accade?
Ci si deve adattare, ripartire da lì, dalla consapevolezza che non siamo quello che credevamo. Forse è proprio il continuare a rincorrere un’idea di noi che ci rende chi siamo.

Sono i sentieri ad essere nascosti o siamo noi a nasconderci ai sentieri?
Bella domanda! Di sentieri ne esistono infiniti e molti ben visibili, con i segnali colorati e le fontanelle dell’acqua potabile. Quando questo non ti basta più ti sposti sugli altri, quelli brutti e impervi, che non sai dove portino ma che nascondono spesso il meglio.

Parliamo della vostra ultima fatica, come nasce?

Nasce dopo la pausa di cui parlavo, dopo alcune scelte importanti nella vita di ognuno di noi. Nei testi di questo album parliamo soprattutto di questo, di scelte, di errori e di resilienza. I 12 brani riflettono ogni sfaccettatura del nostro carattere e sono il riassunto di quello che siamo stati negli ultimi due anni: malinconici, arrabbiati e poi più felici.

“Scazzate” qualche volta? E’ difficile essere una band?
Scazziamo il giusto. Non è mai facile lavorare in gruppo e soprattutto quando si tratta di un lavoro creativo, interpretabile da tutti in modo differente.
In ogni caso ci conosciamo da un bel po’ di tempo e abbiamo capito quali sono gli spigoli caratteriali da smussare per riuscire a collaborare. Ancora non siamo arrivati alle mani, direi che è un traguardo.

Perchè i nostri lettori dovrebbero ascoltare la vostra musica?
Perché crediamo sia trasversale, non legata strettamente ad un genere in particolare. Pensiamo che potenzialmente chiunque possa trovare una canzone in cui identificarsi all’interno di questo disco. Parliamo di noi, delle sfighe, dei drammi e delle rivincite di quattro giovani e ci piacerebbe che qualcuno le cantasse fortissimo con noi.

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