Cosa ti ha spinto verso la musica?
Il desiderio e il bisogno di raccontare quel che sentivo e che in altro modo non riuscivo ad esprimere.

Raccontaci un po’ del tuo percorso artistico…
Ho iniziato presto a scrivere canzoni, in una sfera puramente personale: erano verifica e sfogo.
In seguito ho capito che potevano diventare una forma di comunicazione pubblica, ma è stato un processo piuttosto lungo.
Quindi ho cominciato a fare concerti, da sola inizialmente, e poi ho formato una band, e poi mi sono trovato ancora da sola, e poi ho formato nuovamente una band… ho avuto qualche successo e qualche delusione… e la faccenda mi ha intrigato sempre di più.
Ho inciso un disco dedicato a Emily Dickinson (poetessa americana dell’800), che è ancora inedito, ma l’ho suonato dal vivo con la band, molte volte. S’intitola ‘The Piercing Virtue’, la virtù perforante, che è un verso di una sua poesia e anche un aggancio a un’abitudine molto diffusa, che continua a colpirmi. Io ho tre buchi nei due lobi delle orecchie, e, tranne uno, in genere neanche li uso.
Ho partecipato a concorsi e poi mi sono stancata di essere valutata secondo un gusto limitato e quasi mai corrispondente alla sensibilità e agli interessi delle persone, cosa direi impossibile, se non intesa in modo perfettamente commerciale, e quindi comunque di replica; e allora ho preferito poco pubblico che però non valuta con una paletta in mano ma ascolta e reagisce spontaneamente, in modo gratuito.
Direi che non c’è alternativa, per una tipa fatta come me: o si parte dal basso o si perde la propria verità. Ci sono molti artisti e cantautori ‘di successo’ che hanno fatto questo percorso. Io, vedremo.

Cos’è la musica per te?
Una finestra, a volte una fessura, su altri mondi.

Parliamo della tua ultima fatica, come nasce?
Credo ti riferisci al mio primo album, Lo Straniero, uscito a maggio 2019: nasce dalla volontà di raccogliere e incidere alcune mie canzoni, completando il loro processo compositivo. È un antidoto alla dispersione. È un modo per esistere nella comunità umana. Nasce dal bisogno di comunicare.

Progetti futuri?
Sto ultimando un’altra raccolta. Ho iniziato l’estate scorsa a registrare nuovi pezzi, con la collaborazione dei musicisti con i quali ho portato in tour il primo disco (il tour dello Straniero), e l’arrangiamento in particolare del chitarrista e compositore Carlo Melodia. Ora lo sto finalizzando a Roma, in un ottimo studio, dove trovo pace e equilibrio necessari, grazie al mitico (e mercuriale) Franco Pietropaoli… Manca poco alla sua realizzazione.

Perché i nostri lettori dovrebbero ascoltare la tua musica?
Per introdursi in atmosfere intime, in cui si alternano collera e delicatezza. Non incontreranno certezze, tantomeno cliché, ma un’esperienza singola così simile quasi identica alla loro, che si esprime in un modo schietto e leale, tanto da risultare quasi ‘primitivo’.
… in tutti i casi, se siete arrivati fin qui, grazie dell’attenzione e buon ascolto

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